L’istallazione prende le mosse dalla locuzione latina “Ex-voto” ossia: “a seguito di un voto”, espressione utilizzata per indicare un pratica comune a molte religioni in cui il credente, a fronte di una grazia invocata a qualche divinità, si impegna nei suoi confronti promettendole qualcosa in cambio, purché la stessa esaudisca le sue richieste.
La gran parte delle volte questo “ex voto” finisce per configurarsi in un oggetto o un disegno rappresentativo della grazia evocata e ricevuta, un atto profondamente creativo che il credente porta in dono al tempio in cui dimora la divinità cui è devoto.
L’opera di Massimo Silvano Galli, molto più laicamente (e ludicamente) si riappropria della formula “ex voto” presentando al fruitore alcune “divinità-sociali” (potremmo battezzarle) che hanno alimentato sogni, speranze, illusioni di un possibile mondo ideale, senza però riuscire a dare davvero concretezza a queste speranze, a questi “voti”.
Si tratta di tre crocifissioni (Homo Nazi, Homo Komunist, Homo DemoKratic), in cui sono metaforicamente rappresentati, in forma appunto di ex-voto, alcuni dei modelli-vita ad oggi sperimentati da quello strano e affascinante animale che, con un po’ di presunzione, si è dato l’appellativo di “sapiens”.
Infatti, al di là dei catastrofici modelli nazifascisti e comunisti, anche la tanto acclamata (e “esportata”) democrazia pare aver esaurito la sua forza propulsiva e mostrare, in ogni dove, la sua inadeguatezza, rispetto alle trasformazioni e alle sollecitazioni della post-modernità -dando di fatto corpo ad un regime che, pur conservandone formalmente l’aspetto, ne rappresenta, in verità, la degenerazione.
Un’intera umanità del presente e del passato ha però sperato, lottato, portato in dono i propri ex-voto, credendo fermamente che, questo o quel modello, potesse davvero garantire un possibile mondo migliore.
Forse, l’errore che abbiamo commesso e che tutt’ora stiamo commettendo, e di non aver sufficientemente investito in immaginazione, paralizzati da credenze e fedi che ci hanno fatto supporre che non esistano altri modelli oltre quelli sin qui sperimentati.
Così, al centro, tra le crocifissioni, un’opera, dal titolo “Another impossible world… is possibile” (evidente rivisitazione del “Quarto stato” di Pelizza da Volpedo) invita il fruitore a riflettere sulla necessità di uno sforzo suppletivo di immaginazione per edificare modelli possibili di mondo, di socializzazione, di decisione, di vita, per creare, con un proprio ex-voto, qualche impossibile mondo possibile.